Un interessante documento di vari autori tradotto da Marco Camenish sulla questione primitivismo. Si sottolinea un passo del documento particolarmente utile:
L’antropologia radicale che di recente gode dell’interesse di molti anarchici ha il merito di dimostrare che l’umanità ha vissuto sulla terra per la maggior parte del suo tempo in bande di cacciatori/raccoglitori prive della gerarchia di classe, della divisione alienata del lavoro, della diseguaglianza sessuale e del devastante stato di guerra tecnologica. Alla luce di tutte le rivoluzioni fallite della storia moderna ci fa intravedere le uniche comunità umane che realmente sono state quello che si potrebbe chiamare anarchiche o comuniste in modo sostenibile e con successo. Ciò di per sé contrasta con l’ideologia hobbesiana e le altre che sostengono che la natura della bestia umana richieda un controllo autoritario. Ma è difficile trarre una politica da questa antropologia. La civilizzazione potrebbe essere stata un errore fin dal principio, ma potrebbe anche essere qualcosa dentro cui siamo più o meno incastrati.
L’idea del primitivismo implica, nella sua forma più radicale, un ritorno all’età dell’oro della caccia/raccolta, tuttavia pochi, se non addirittura nessuno, anche tra i più fervidi critici della civilizzazione sostengono questa direzione. Un primitivismo assolutista può arrivare alla conclusione che il problema sia la specie umana stessa, col risultato di una misantropia nichilista. Anche se voglio ammettere che la civilizzazione ha profondamente alienato l’umanità dal resto della natura, e che oggi ha assunto l’impatto di un lunghissimo treno colossale lanciato verso il disastro, non credo che tutti i suoi prodotti (come libri, scacchi, vini, tanto per citarne alcuni dei miei preferiti) siano cattivi; alcuni aspetti della civilizzazione sono degni di essere preservati, così come quelli più oppressivi e dannosi sono da abolire. È certo che dobbiamo liberarci da una tossica sovra-civilizzazione e riconciliarci con la natura, ma sono scettico se sia fattibile o addirittura desiderabile la sua distruzione o abbandono assoluto.
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