Fonte: Veganzetta
Se pensavate di aver visto ormai tutto, vi stupiremo con un effetto speciale: ecco a voi il biscotto antispecista.
Trovarsi tra le mani un prodotto alimentare la cui confezione reca una descrizione del genere, fa un certo effetto, inutile negarlo; si è già parlato molto in passato dell’esplosione del fenomeno vegan a livello commerciale, se n’è parlato mettendo in guardia gli entusiasti dello scaffale vegan da una grave deriva ideologica e di principi a favore del mero consumismo capitalista, paventando un possibile pericolo anche per l’ambito antispecista: come sempre però la realtà supera di gran lunga la fantasia.
Non si tratta di uno scherzo, l’immagine riporta un particolare della confezione di un prodotto alimentare in vendita nei punti vendita di una catena italiana di supermercati bio, e a tutti gli effetti è la prova provata che anche il termine “antispecismo” è entrato ufficialmente nelle grazie della GDO (Grande Distribuzione Organizzata).
Si parla di termini e non certo di concetti, per il semplice motivo che non è dato sapere quale sia il ragionamento che possa spingere delle persone a concepire una descrizione del genere, accostando l’antispecismo con un prodotto alimentare industriale. Allora perché non una marmellata antifascista? O una macedonia antisessista?
Ancora una volta è palese come la confusione più totale che vige intorno alla questione antispecista, possa arrecare danni a volte non calcolabili. La mancanza di una base teorica seria, chiara e condivisa utile a connotare la filosofia antispecista, non permette di interpretarla per quello che è: una visione rivoluzionaria della società umana e del rapporto Umano-Animale, non un ingredienti di un biscotto.