Fonte Veganzetta
Considerazioni di Veganzetta sul progetto “Abolizione della carne”
Alcune persone che seguono Veganzetta hanno scritto chiedendo per quale motivo non vengono pubblicate notizie relative al progetto “Abolizione della carne” che, nato in Francia, da qualche tempo sta prendendo piede anche in Italia.
Dalla presentazione del progetto nelle pagine del sito web ufficiale, si possono citare (ma si consiglia di leggere per intero il testo) alcuni passaggi, utili alla comprensione dei motivi per cui si è deciso di non pubblicizzare gli eventi che si sono svolti in questi giorni in alcune città italiane:
“Questo sito promuove la richiesta di abolizione della produzione e consumo di carne animale in tutto il mondo.”
“L’idea qui espressa è che dobbiamo lavorare esplicitamente per la proibizione legalizzata della produzione e del consumo di carne animale. Si tratta sia di una misura necessaria, sia di qualcosa che è possibile da ottenere senza aspettarci una rivoluzione nel modo di pensare o nell’organizzazione delle nostre società.”
“Bisogna dare inizio ad un processo che si concluda con l’approvazione di leggi che proibiscano la cattura (la caccia e la pesca) e la produzione (l’allevamento) di animali per il consumo umano. Le istituzioni pubbliche giocano anche un ruolo fondamentale nella riqualificazione dei lavoratori il cui reddito dipende dalle suddette attività. Questo processo inizia con la volontà pubblica di richiedere l’abolizione della carne.”
“L’abolizione della carne è un approccio riformista. Non c’è bisogno di rivoluzionare credenze e relazioni sociali partendo da zero per installare radicalmente un nuovo ordine sociale. Si tratta di portare una risposta operazionale a un problema concreto: l’orrendo destino riservato fino ad oggi agli animali che vengono mangiati.”
Tali passaggi tracciano un quadro lineare dell’approccio proposto dal progetto in questione: avanzare richiesta ai Governi per l’emanazione di leggi che vietino la produzione di carne rendendola illegale per ottenere un risultato immediato e efficace, senza attendere una “rivoluzione nel modo di pensare o nell’organizzazione delle nostre società“; insomma riconoscere (e accettare avallandolo) il ruolo fondamentale delle istituzioni vigenti in questo processo abolizionista (e quindi legalista), il cui intervento servirebbe per riformare la società umana senza intaccarne le caratteristiche speciste e gerarchiche.
Va da sé che quanto sopra esposto non ha attinenza con il pensiero antispecista, che è invece dichiaratamente rivoluzionario, che spinge per un cambio paradigmatico della società umana e che non può riconoscere le istituzioni – in quanto speciste e autoritarie – come referenti, ma mira a un cambiamento “dal basso” individuale e collettivo su basi etiche egualitarie. Ciò potrebbe causare anche la promulgazione di leggi in favore degli Animali, come reazione da parte del sistema specista nel tentativo di riassorbire la spinta rivoluzionaria antispecista, ma interventi del genere sarebbero solo una delle conseguenze della lotta per la liberazione animale, e non uno dei fini.
Di sicuro l’idea dell’abolizione della carne non è sbagliata se considerata utilitaristicamente e meramente dal punto di vista animalista, di sicuro potrebbe sortire risultati positivi per i miliardi di Animali ad oggi schiavi degli Umani, ma rimarrebbe sempre e solamente incasellata in un’ottica welfarista della questione animale improntata ai diritti degli Animali e non alla loro liberazione. Senza volersi addentrare in questioni teoriche su abolizionismo e liberazionismo, è indubbio che il divieto di produzione di carne sarebbe sempre e comunque una concessione che il sistema specista umano concede ai non umani, significherebbe che tutto sommato questo ordine delle cose potrebbe funzionare autocorreggendosi.
Come si è visto il progetto “Abolizione della carne” non nasconde affatto le proprie aspirazioni che vengono illustrate con chiarezza, proprio per questo chiunque sia interessata/o all’antispecismo potrà fare le proprie valutazioni e comprendere il perché una realtà antispecista come Veganzetta, non può sostenere un progetto simile. Non si tratta di boicottaggio, o di ostilità, ma semplicemente di visioni teoriche e strategiche diverse, che possono sicuramente procedere parallelamente – ciascuna a suo modo e senza ostacolarsi – ma che non hanno rilevanti punti d’incontro: per l’antispecismo è impossibile concepire che un progresso morale come la fine del massacro di Animali per fini alimentari, possa derivare dall’intervento di uno Stato (specista) mediante l’emanazione di leggi che di fatto impongono un divieto da rispettare, per non incorrere in una punizione: ancora una volta si confonderebbe Legge con giustizia sperando in un reale cambiamento calato dall’alto, deresponsabilizzando al contempo il singolo al quale non verrebbe nemmeno chiesta un’autocritica in chiave vegana.
Assolutamente daccordo! Da leggere con attenzione per ottenere una presa di coscienza più coerente ed etica!
Grazie Roberto per il tuo commento positivo.
Argomentazione che non fa una piega dal punto di vista politico.
Abbiamo organizzato eventi di quel tipo a Grosseto per 3 anni consecutivi e devo dire che siamo riusciti ad attirare molta attenzione in rispetto allo sfruttamento degli animali da parte dell’industria alimentare grazie a questi.
In una occasione fummo persino invitati da un giornalista locale ad un pubblico confronto sulla questione; ricordo che la “controparte” si presentò sul luogo del dibattito ( la sala interna di un esclusivo caffè del centro ) con una nutrizionista che sfoderò tutto il suo catalogo scientifico di inconsistenti luoghi comuni cercando di impressionare i presenti e di farci passare per dei poveri esaltati ( non ci riuscì, c’e’ un video disponibile in Rete dell’evento sul profilo You Tube “lupa anubis” per chi fosse interessat° ).
Noi abbiamo interrotto la partecipazione alla Campagna per l’aBolizione della carne per altri motivi comunque i quali non sembrano pertinenti con questa discussione e quindi non li menzionerò.
Credo che ( come Il Manifesto Antispecista scrive nell’articolo ) da una prospettiva di mera divulgazione dei principi quali la compassione e l’empatia per le vittime non umane dell’ideologia carnista ( anche questa definizione credo ci arrivi dalla Francia ) ogni tipo di manifestazione sia utile all’avanzamento della causa per la liberazione degli animali.
Il problema dell’incoerenza esiste ed è una delle più grandi limitazioni del pensiero animalista.
In piccoli centri come Grosseto però, posso assicurare chi legge, la legittima e fondata politicizzazione delle lotte contro lo specismo tende ad isolarci e a rendere di nicchia l’impegno militante come lo conosciamo e questo non è un effetto desiderato.
Caro Paolo,
Hai ragione quando dici che la politicizzazione della lotta contro lo specismo può causare isolamento, ma ciò non accade solo nei piccoli centri come Grosseto, ma in generale per il semplice motivo che l’antispecismo combatte non un problema specifico della società umana, ma l’intero paradigma sociale che regola i rapporti tra Umani e Animali.
Di sicuro approcci più blandi, o limitati, al problema potrebbero essere più efficaci nell’immediato, ma possono di sicuro anche contribuire a una grave perdita identitaria.
Se ci si limita come dici tu a una “mera divulgazione dei principi quali la compassione e l’empatia per le vittime non umane dell’ideologia carnista”, allora ogni tipo di manifestazione è chiaramente utile. Se si parla di realtà che si impegnano in una divulgazione antispecista, la questione chiaramente cambia.