Il mondo che prefiguriamo

Che economia ci sarà in una società umana ecologica e come si organizzeranno le comunità libere? Ecco l’opinione di un ecologista sociale. Buona lettura.


28 luglio 2005 – Peter Staudenmaier
Fonte: www.arivista.org

A rivista anarchica anno 35 n. 310 – estate 2005

Il mondo che prefiguriamo

 

Indirizzo breve di questa pagina: https://www.manifestoantispecista.org/web/g8QOc

4 Commenti

  1. Girando le carte è inutile negare che io ritenga il modello qui ben spiegato, l’unico coerente con “aspecismo”, con l'”antispecismo” ed infine l’unico possibile e sostenibile.

    Di ecologia sociale si può correttamente parlare perchè è la società stessa che abbiamo strutturato ad essere ributtata dal sistema naturale, quindi è la società stessa che deve ritrovare una sua collocazione nel ciclo di nascita e di morte di tutto ciò che esiste.

    C’è purtroppo qualche problema secondo me nel realizzare (anche volendo) il modello qui sopracitato, a costo zero, dove per costo zero intendo senza che si estingua il 98% della popolazione umana:

    Il primo e sicuramente il più importante è il tempo. Il tempo che ci resta (ovviamente secondo me, e secondo la mia limitata visione delle cose), da qui a quando il famoso pointbreak ci capitombolerà a valle tutti e 98%. Non faremo in tempo a cambiare rotta, a cambiare testa, e sopratutto ad intervenire.
    Questo però per me non è motivo di sconforto. Anzi. Quando penso a questo buco nero che vedo nel nostro futuro penso che tutto ciò che devo fare è lavorare per proteggere queste idee, questo modello possibile e realizzabile, per garantire a quelli che dovranno pagare il conto di poter construirsi un futuro diverso, perchè ci manca solo che ricominciano tutto d’accapo. Quindi non si tratterà mai di sforzi inutili, anzi, bisogna pensare che c’è fretta.

    Il secondo è che dobbiamo parlare di sovrapopolazione o da qui non se ne esce. Posto che il disastro cui secondo me dovremo far fronte risolverà drasticamente il problema, è comunque qualcosa di cui dobbiamo prendere coscienza.
    Non c’è nulla che suggerisca che una specie il cui numero di individui aumenta sensibilmente e in poco tempo, si stia garantendo alcun successo di sopravvivenza e benessere. Al contrario…ma in questo gli esseri umani continano a pensare che “ce ne è per tutti”.
    Non è affatto vero. Non solo consumiamo ed inquiniamo anche al minimo del nostro impatto in maniera insostenibile, ma rubiamo la terra alle altre specie, impedendo che davvero si possa parlare di ecologia, di qualsiasi natura.
    Dovremo prima o poi accettare che siamo troppi ed è stupido se ci teniamo alla sopravvivenza, continuare ad esserlo. E anche dirci che ogni modello di democrazia diretta è applicabile in maniera sensata solo in termini territorialmente ristretti (in un certo senso di competenza, salvo per le tematiche che davvero impattano su tutti), ma quando c’è sovrapopolazione, necessariamente si incappa in conflitti insanabili con la democrazia diretta poichè il voto viene corrotto da stupidità, avidità o semplice bisogno.

    Saluti cordiali e grazie per questo utile spazio!

    Eva Melodia
    Antispecismo in Toscana
    http://adtforum.hopto.org

  2. Cara Eva,

    Personalmente io non parlerei di “costo zero”, nel senso che a mio avviso una decrescita drastica della popolazione umana mondiale è auspicabile ed anzi assolutamente necessaria. Non solo non ci sono risorse per le future generazioni, ma non ce ne sono nemmeno per le presenti con gli attuali ritmi di consumo. Quindi la visione descritta (che condivido in gran parte, ma a cui aggiungerei dei fondamentali distinguo) può parere utopistica, ma sotto un certo punto di vista ritengo sia possibile, visto che in un modo o nell’altro dovremo diminuire numericamente, volenti o nolenti.

    La questione demografica, pertanto, non è affatto elusa.

  3. Ciao Adriano,

    probabilmente mi sono espressa male.
    Anche io credo che si debba andare in quella direzione ma credo che questa rivoluzione che dobbiamo assolutamente mettere in atto, richieda molto tempo.
    Quindi, siccome ritengo che questo tempo non ci sia, temo che la cosa avverrà in maniera violenta e drammatica.
    Cioè, il numero di umani ad esempio non farà in tempo a ridursi perchè tutto gli umani arrivano a capire che “così non va…consumiamo di meno, cambiamo sistema economico…e forse è il caso di dare una taglio alle nascite…”, ma perché (così io la vedo), ci saranno grandissime carestie, che scateneranno grandissimi ulteriori conflitti (e come disse Einstain, non con i bastoni, almeno non per questo prossimo giro di boa), che a loro volta scateneranno carestie, e così via…finchè non rimaremmo talmente pochi che saremo troppo distanti per litigarci il poco rimasto.
    Questa mia visione taluni la chiamano erroneamente “catastrofismo”. Ma tale non è, secondo me qualsiasi matematico è in gradi di ipotizzare uno scenario simile…
    Resta il fatto che nel frattempo si deve mettere in atto tutto il possibile per cambiare. Metti mai che io (e tutti quelli che la vedono come me) mi sbaglio e riusciamo a riasettarci senza scatenare l’apocalisse… ;-)
    Spero solo che in tutto questo si salvino il più possibile le altre specie…:-(

  4. Ciao Eva,
    Credo che la società umana dovrà subire uno stravolgimento le cui conseguenze oggi non è possibile valutare, questo solo per poter sopravvivere a se stessa.
    Se tali cambiamenti saranno fatti volontariamente e coscientemente, sarà la cosa migliore. Altrimenti saremo costretti a farlo, pena la nostra estinzione e la distruzione del pianeta.
    Questo scenario apocalittico serve solo per farti capire che forse ha poca importanza che lo smantellamento della società del dominio avverrà in modo drammatico e cruento o gradualmente e pacificamente (?), l’importante è che è ormai inevitabile. Tanto vale affrettarsi ad elaborare un nuovo modello di vita che sia finalmente rispettoso degli altri.

    Tu scrivi “finchè non rimaremmo talmente pochi che saremo troppo distanti per litigarci il poco rimasto.”
    Anche in questo caso si arriverebbe inevitabilmente ad una soluzione. Come sempre, il destino pare essere nelle nostre mani.

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