Dato che “Proposte per un Manifesto antispecista” è stato citato in un commento ad un articolo pubblicato su Femminismo a Sud, di seguito si pubblica un mio parere sulla questione “antifascismo e antispecismo” affrontata nel suddetto articolo, sperando di contribuire a fare un po’ di chiarezza.
Grazie a Luca per aver suggerito il link della “Proposte per un Manifesto antispecista”.
Sono molti anni che il sito Manifesto antispecista raccoglie elementi e li condivide per arrivare a una proposta sensata e partecipata di antispecismo.
Lungi dalla volontà di arrogarsi il diritto di dare una definizione lapidaria di antispecismo, l’intento è quello di creare una piattaforma comune da cui partire per elaborare un concetto allargato di società antispecista, prima, e a-specista o liberata poi.
La visione antispecista è relativamente giovane, ma attinge alle numerose lotte sociali del passato e del presente per superarle allargando la questione agli Animali. Pertanto l’antispecismo è un’idea rivoluzionaria che non intende cambiare l’attuale società umana, ma destrutturarla e ricostruirla secondo una visione libertaria, egualitaria, sensiocentrica e orizzontale. Per tale motivo di “bestemmie” nel testo proposto da Barbarax ce ne sono molte.
Abbracciare l’idea antispecista equivale anche a sostenere ogni lotta intra-umana per l’uguaglianza, il diritto alla libertà, all’autodeterminazione e contro ogni discriminazione: senza tali lotte la liberazione animale (a cui l’antispecismo tende) semplicemente non sarebbe possibile. Pertanto chi si definisce antispecista (e ha consapevolezza di cosa significhi tale termine) è anche antifascista, antirazzista, antiautoritario, anticapitalista, vegano e molto altro. E’ in estrema sintesi contrario a un sistema sociale, politico, culturale, economico che concepisce la diversità come negatività, che impone la legge del più forte, che sfrutta e macina tutto e tutti, e che lo fa con la forza mediante il controllo dei corpi e lo sfruttamento degli individui. L’antifascismo, dunque, è solo uno dei problemi da combattere, infatti una società antifascista non sarebbe automaticamente una società liberata e antispecista, perché l’antifascismo è e rimane – ad oggi – una istanza antropocentrica.
Il primo problema verificatosi nel “caso” Correzzana è che la manifestazione non era antispecista, bensì organizzata da antispecisti che però non hanno saputo veicolare correttamente il messaggio, ciò ha inevitabilmente contribuito a trasformare il tutto in un evento animalista, aprendo le porte a qualsivoglia istanza politica.
Un secondo problema consiste nel fatto che l’organizzazione ha voluto coinvolgere alcuni centri sociali per garantire il buon svolgimento della manifestazione, aderendo pertanto a logiche di scontro e di contrapposizione che non hanno mai portato a risultati utili per nessuno, ciò aggravato dal fatto che l’utilizzo della violenza è un problema che in ambito antispecista non è ancora stato chiarito. Demandare ad altri non è stata di certo una buona idea. Per ultimo va detto che, come in passato è accaduto per alcune realtà anarchiche, singoli e gruppi antifascisti hanno aderito a una manifestazione definita antispecista, semplicemente per scontrarsi con i fascisti o presunti tali (sicuramente ciò non è vero per tutti gli individui antifascisti che hanno partecipato, ma per la maggioranza di sicuro è stato così). Un ultimo problema quindi è anche che tali realtà intendono “usare” la lotta antispecista per rinverdire la causa antifascista (in costante declino da molti anni in Italia) con logiche di scontro diretto di piazza. Tutto ciò a causa dell’assenza di confronto e di dibattito in seno alle realtà antispeciste italiane.
L’antispecismo non può essere ostaggio di nessuno, e mai potrà esserlo se i suoi principi vengono chiariti e divulgati con forza. Se così fosse stato non ci sarebbero verificate infiltrazioni di alcun genere al corteo. In ogni caso usare metodi chiaramente fascisti per allontanare chi viene definito tale è un’assoluta incoerenza. Il cripto-fascismo è un male endemico della nostra società e alberga in ogni sua realtà, anche quelle dichiaratamente antifasciste e antispeciste. Detto questo è chiaro che l’antispecismo deve prendere con forza le distanze da ogni fascismo e ideologia basata sul dominio, ma lo deve fare anche da chi definendosi antifascista inneggia alle foibe, o urla “puttana” a una donna, o usa la violenza fisica non solo per difendersi da attacco diretto. Prima di permetterci di giudicare gli altri abbiamo il dovere di essere noi stessi coerenti con le nostre idee. In conclusione il corteo antispecista che vorremmo è diverso da quello che è stato. Per chi ha voglia di approfondire si suggerisce questo link: http://www.veganzetta.org/?p=2066