Si è concluso di recente il tour italiano di Peter Singer per la presentazione del suo nuovo libro “La cosa migliore che tu puoi fare. Cos’è l’altruismo efficace” edizioni Sonda. Il tour ha toccato città come Torino e Milano e rappresenta il ritorno in Italia del famoso filosofo dopo circa vent’anni.
Molti sono stati i titoli dei giornali dedicati all’evento (fortunatamente), molte le notizie riportate, alcune delle quali riguardanti l’antispecismo e purtroppo inesatte; proprio per tale ragione può essere utile fornire delle informazioni in merito.
Peter Singer è un filosofo australiano utilitarista, un saggista, un docente universitario di bioetica ed è noto al grande pubblico per il libro “Liberazione animale” pubblicato per la prima volta nel 1975 e considerato un classico del pensiero liberazionista mondiale, ma non è – come si è scritto in molti giornali – il padre dell’antispecismo, ed è un errore scrivere – come ha fatto la rubrica del Corriere della Sera Veggoanch’io (sì, tu sì) – che “Proprio a Singer è attribuita infatti la patria potestà del concetto di antispecismo“.
Basterebbe leggere – o rileggere con maggiore attenzione – “liberazione animale” per comprendere come Singer ha avuto il grande merito di divulgare il concetto di specismo – e di conseguenza la sua visione antitetica che è l’antispecismo – che però era stato elaborato in precedenza (nel 1970) dallo psicologo inglese Richard Ryder.
Infatti nel primo capitolo del suo celebre libro, Singer introduce il concetto di specismo argomentandolo e dandogli così risonanza internazionale: egli scrive a proposito del neologismo “specismo” che “la parola non è elegante, ma non riesco a pensare a un termine migliore” (è probabile che per tale frase molti lettori siano stati indotti a pensare che fosse lui l’ideatore del termine), segue una definizione che si chiude con una nota (la numero 4) che alla fine del libro (la nota a cui si fa riferimento è dell’edizione italiana Net del 2003 a cura di Paola Cavalieri, N.d.R.) recita:
Devo il termine “specismo” a Richard Ryder. Dopo la prima edizione di questo libro esso è entrato nell’uso generale, e compare ora in The Oxford English Dictionary, seconda edizione, Clarendon Press, Oxford 1989.
Proprio ad Oxford nel 1970 Ryder rese pubblico un suo testo in cui si parlava per la prima volta del concetto di specismo, proponendo una prima elaborazione di questo complesso problema non solo dal punto di vista psicologico, ma anche animalista, perché l’interesse dello stesso Ryder per questa fondamentale tematica, scaturiva dal suo rifiuto all’utilizzo degli Animali nelle sperimentazioni scientifiche, rifiuto che lo portò in breve a divenire uno dei riferimenti teorici della liberazione animale.
In conclusione non s’intende sminuire la portata del lavoro di Singer e la sua importante opera di divulgazione liberazionista (allo stesso modo è giusto sottolineare che il pensiero del filosofo presenta numerose criticità e posizioni ben poco condivisibili), ma è giusto considerare che se proprio dobbiamo parlare di una paternità del concetto di antispecismo (lasciamo stare la patria potestà per favore), è a Ryder che si dovrebbe pensare, in quale formalizzando il concetto di specismo ha dato il via alle numerose elaborazioni successive e alla lotta antispecista moderna, che pur non disconoscendo le opere fondamentali, ha preso – e prenderà – altre vie rispetto a tali concetti primigeni acquisendo, se vogliamo, molti altri padri e molte altre madri.
Adriano Fragano
Nella foto: Peter Singer, fonte Wikipedia.