Fa piacere vedere che si comincia – anche sui media cosiddetti mainstream – a parlare degli Animali come di “persone non umane“, cosa che il Manifesto Antispecista propone già da anni.
Alcuni esempi possono essere la recente ricerca di uno studioso americano sui sentimenti dei Cani: www.veganzetta.org/?p=4156
La notizia del funerale a Porto Rico di un Cane deceduto e considerato come parte integrante della famiglia: www.veganzetta.org/?p=4125
La posizione di un biologo brasiliano sugli Scimpanzé e sui loro “diritti e doveri”: www.corriere.it/animali/10_agosto_10/diritti-scimpanze_7bd6e19e-a47a-11df-81a0-00144f02aabe.shtml
La decisione del Ministero dell’Ambiente e delle Foreste indiano che vieta i delfinari definendo i Delfini come “persone non umane”: www.corriere.it/animali/13_luglio_20/india-delfini-persone-non-umane-al-bando-delfinari_9937a7fc-f137-11e2-a0d2-06346f734deb.shtml
Nel testo di “Proposte per un Manifesto antispecista” si suggerisce infatti:
che l’esistenza di tali capacità negli Animali comporti un cambiamento essenziale del loro status etico, facendoli divenire “persone non umane”, o conferendo loro uno status equivalente qualora il concetto di persona non risultasse pienamente utilizzabile, opportuno o condivisibile
Alcune considerazioni sono però d’obbligo.
Le notizie di cui sopra riguardano un’impostazione che seppur avanzata e nuova, non rappresenta per nulla la visione antispecista. Da anni studiosi e scienziati operano discriminazioni “positive” nei confronti per esempio delle Grandi Scimmie che hanno comportamenti, sentimenti ed emozioni simili a quelle umane (pensano come noi, soffrono come noi, concepiscono la realtà come noi), l’intento quindi sarebbe lo spostamento della “barriera di considerazione morale” e non il suo abbattimento. Infatti le notizie riportate parlano di Cani, Scimpanzé e Delfini, Animali notoriamente ritenuti dalla nostra specie come molto intelligenti.
Rimane in piedi il grande tema dei rapporti e in questo caso anche della considerazione che noi Umani abbiamo nei confronti degli altri. Ancora una volta si misurano le capacità altrui con un metro esclusivamente umano (e quindi del tutto arbitrario e parziale), stilando classifiche tra specie animali differenti e proponendo di includerne alcune nella sfera morale umana semplicemente per la loro somiglianza o vicinanza a noi. L’arroganza insita in tale operazione è palese: non possiamo considerare indegni di considerazione morale tutti coloro che hanno un’intelligenza diversa o lontana dalla nostra o che semplicemente comprendiamo.
La strada è ancora lunga.
Adriano Fragano