Fonte Veganzetta
Primo pensiero
La Giornata della memoria istituita in ricordo delle vittime delle persecuzioni naziste, è stata quest’anno turbata dalla notizia dell’invio di tre pacchi anonimi, contenenti ciascuno una testa mozzata di Maiale, alla Sinagoga di Roma, e ad altri luoghi della comunità ebraica romana. Un’offesa, per i credenti ebrei, accompagnata anche dalla comparsa di scritte razziste su alcuni muri della capitale. Le istituzioni – giustamente – si sono mobilitate per condannare con fermezza l’accaduto, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha fatto di più. Nel corso della cerimonia ufficiale dedicata alla Giornata della memoria svoltasi al Quirinale, e da lui presieduta, ha affermato testualmente:
“Gli insulti e le minacce contro la sinagoga di Roma e altri luoghi della comunità ebraica sono una miserabile provocazione, un insulto assimilabile solo alla stessa ripugnante materia usata in quei pacchi”
Che i pacchi siano un insulto, e che siano da condannare con assoluta fermezza non c’è dubbio; ma la “ripugnante materia usata” non era una massa indistinta, ma le teste di tre esseri senzienti che prima di divenire siffatta materia respiravano, annusavano, guardavano il misero mondo in cui erano nati. Tre Animali che avrebbero volentieri continuato a vivere (seppur in schiavitù come si può facilmente immaginare), che non avrebbero voluto divenire “ripugnante materia” inviata in un pacco per offendere chi, per motivi religiosi, ne sarebbe rimasto particolarmente scandalizzato. Il Presidente della Repubblica Italiana, colto dall’impeto di voler esternare la sua solidarietà, si è quindi dimenticato che il macabro contenuto di quei pacchi erano teste che a loro volta avevano contenuto pensieri ed emozioni di qualcuno.
Nella Giornata della memoria pare molto facile ricordare alcuni e dimenticare molti altri. Ma la sofferenza, l’ingiustizia, il dolore, la morte, non sono pur sempre e tragicamente uguali a prescindere da chi ne è vittima? E se invece, come accade, ci si arroga il diritto di stabilire delle scale di valori, di decidere chi merita la nostra compassione e chi no, come possiamo dirci diversi da chi condanniamo in questa giornata?
Nel Giorno della memoria si parla di stermini, di olocausti e di stragi orribili, è un giorno dedicato a coloro che hanno subito il dominio nazista, e quindi anche a partigiani, rom e sinti, omosessuali, diversamente abili, persone con problemi psichiatrici, oppositori politici, intellettuali, e molti altri: tutte persone paradossalmente troppo spesso dimenticate.
Noi invece vorremmo una Giornata della memoria dedicata a tutte le vittime della ferocia umana, anche a chi non è Umano, e che solo per questo subisce, soffre e muore quotidianamente, senza che nessuno se ne ricordi, diventando spesso solamente “ripugnante materia”.
Secondo pensiero
Papa Francesco durante l’angelus di domenica 27 gennaio 2014, fa lanciare da due bambini una coppia di Colombe dalla finestra del palazzo apostolico di San Pietro; le due Colombe volano a fatica: sono spaesate, impaurite e non sanno dove andare. Vengono subito attaccate da una Cornacchia e da un Gabbiano che cercano di ucciderle. I media parlano di cattivi presagi, di segni si ventura, alcuni della crudeltà dei Gabbiani, nessuno pensa neppure per un secondo alla sorte di migliaia di Colombe che ogni anno vengono “liberate” durante manifestazioni pubbliche religiose o matrimoni: Animali nati in gabbia e vissuti prigionieri, che d’improvviso vengono lanciati in aria come gesto di buon augurio: rivolto di sicuro non a loro, visto che nella stragrande maggioranza dei casi, sono destinati a morire di stenti in breve tempo. Forse questa non è la nostra tradizione più crudele (c’è ovviamente molto di peggio), ma l’attacco subito dalle due povere Colombe a San Pietro, è emblematico del fatto che questi Animali, che non vengono liberati, ma abbandonati, altro non sono che vittime sacrificali.
Adriano Fragano