Da Veganzetta
Sono NO TAV ma non parteciperò alla vostra cena
Care amiche e cari amici NO TAV,
ho ricevuto l’invito a partecipare alla vostra cena.
Sono NO TAV: partecipo a manifestazioni, assemblee, presìdi, banchetti, volantinaggi, finanzio i comitati locali comprando libri, indumenti, ogni sorta di gadget ma non parteciperò alla vostra cena per ragioni etiche che vanno aldilà della solidarietà per la causa e per i compagni arrestati. Sebbene lo scopo della cena sia apprezzabile, se non addirittura doveroso, quando mi arrivano inviti enogastronomici, li declino se presentano cibi animali. Non partecipo ad alcun banchetto in cui sono mangiati animali, tantomeno lo finanzio. E’ chiaro che allevare, cacciare, pescare, macellare e mangiare animali è legale quindi non siete criticabili per avere fatto qualcosa che non va e soprattutto non critico alcuno dei commensali della cena. Sono io che mi aspetto da ogni comitato NO TAV un messaggio diverso, una scelta che lasci fuori il menù “carnivoro”, come l’avete definito voi sull’invito, per una questione di principio. Ho notato che avete proposto la scelta veg e ciò è certamente apprezzabile ma per me resta un bicchiere mezzo vuoto perché per me non è importante tutelare il diritto dei veg a trovare cibo quando mangiano fuori casa, ma è importante tutelare il diritto degli animali a non essere mangiati. Finché la scelta veg resterà una “alternativa” senza diventare una “sostituzione” di cibo e prodotti animali, l’olocausto animale non si fermerà.
E’ come se i nostri governanti, un bel giorno sistemassero i nostri disastrosi treni locali ma pretendessero di costruire anche il TAV per darci la “scelta TAV”. Penso proprio che non gradiremmo la “scelta” perché sappiamo bene cosa comporta il TAV. Mi viene sempre risposto che devo rispettare le scelte alimentari di chiunque ed è quello che faccio sempre, scegliendo purtroppo di non andare in parecchi luoghi, per non sentire odore di morto e per evitare il disagio a tavola perché ovunque poso la sguardo, trovo pezzi di cadaveri. Capisco che l’espressione è forte ma è davvero la sensazione che ho quando sento l’odore di animali cucinati, vedo i loro corpi a pezzi nei piatti accanto al mio e i commensali masticarli serenamente e con gusto.
Vi invito a visitare allevamenti e macelli (sul web ci sono innumerevoli video) e forse capirete meglio il senso delle mie parole.
Spesso sento parlare di anticapitalismo alle nostre assemblee e se siete anche anticapitalisti, allora mi aspetto che capiate il legame tra allevamento e capitalismo. La parola stessa “capitalismo” deriva proprio da “caput”, capo di bestiame, primo elemento di ricchezza “capitale” dell’uomo. E aggiungo che il noto signor Henry Ford, padre della catena di montaggio, in realtà non ne è proprio il padre perché essa è nata nel grande macello di Chicago nell’area di Packingtown, The Union Stock Yard, inaugurato il giorno di Natale del 1865: proprio a quello si è ispirato il signor Ford. Bisogna leggere La jungla di Upton Sinclair per rendersi conto di cosa sia quel posto e dell’eredità che purtroppo ci ha lasciato e che è difficile da abbandonare, anche tra i NO TAV.
Ho affrontato questo problema anche con associazioni di cui faccio parte o con cui condivido i principi quando mi hanno invitata a pranzi, cene, aperitivi e feste solidali e di finanziamento.
Ho declinato i loro inviti come ho declinato gli inviti dei comitati NO TAV a feste costellate di grigliate e salamelle. L’ultima festa NO TAV a Novi Ligure è stata una sorprendente eccezione, un grande passo avanti: era una sorta di festa vegetariana, a parte la presenza del salame presso uno stand. Mi ha fatto un piacere inaspettato e alla mia richiesta di spiegazioni, mi è stato risposto che non volevano presentare “i soliti animali morti”: sentirmi rispondere con un’espressione che uso io mi ha fatto percepire una nota di cambiamento ma purtroppo quella è stata un’eccezione… che conferma la regola.
Ho visto cene di finanziamento, a cui ovviamente non ho partecipato, con il maiale insaccato nel salame di Lerma e ridotto a “testa in cassetta” cioè frattaglie (testa, lingua, muscolo, cuore), tagliate e cotte in acqua salata, il cinghiale in salmì o ridotto a sugo per la polenta, il manzo chiamato “tuccu”. Non se ne può più di vedere cene di finanziamento (per cause assolutamente meritevoli) condite di sangue, muscoli, nervi, ossa, cioè ciò con cui gli animali vivono.
Credo che la solidarietà non sia a senso unico, quindi bisogna iniziare a guardarsi intorno, magari aprendosi a una visione più ampia della vita animale. Certamente non mi aspetto che i comitati NO TAV si occupino della questione animale perché ci sono già le associazioni competenti a farlo e non mi aspetto che tutti i compagni attivisti NO TAV siano veg, ma il messaggio dovrebbe essere dato. Difendere l’ambiente è anche questo.
In una delle ultime manifestazioni a cui ho partecipato in Valsusa c’era un banco di un’associazione di Torino che si occupa del popolo Kurdo: distribuivano cibo soltanto vegetariano e vegano (non la solita “scelta” veg). Mi ha colpito questa cosa così ho chiesto se fossero vegetariani o vegani: mi hanno risposto che alcuni lo sono e altri no, ma hanno detto che quando distribuiscono cibo, hanno scelto di non distribuire carne e pesce perché “Anche quella è una forma di persecuzione e sfruttamento”. Penso che se ci arrivano i Kurdi (perseguitati e sfruttati) ci possono arrivare anche i NO TAV.
Se la lotta NO TAV significa rispetto del territorio e del suo habitat, trasmette da anni forza e determinazione, rivendica libertà e rispetto, combatte capitalismo, logiche distruttive e di potere, mi chiedo come sia possibile che per molti compagni NO TAV le scelte alimentari non abbiano ancora assunto il peso che dovrebbero avere proprio in funzione delle argomentazioni e dei principi che muovono questa battaglia.
Il cibo non è solo cibo. Il gusto personale non giustifica il diritto di disporre di esseri senzienti, dell’ambiente come una risorsa a uso e consumo degli animali umani. Il diritto alla libertà non è una prerogativa dell’animale umano, così come la terra che gli animali umani vogliono libera non appartiene solo a loro.
Non può esserci libertà dove esiste prevaricazione e scegliere come nutrirsi è la scelta più semplice che può diventare la più rivoluzionaria.
La lotta per la libertà e la terra hanno un significato più ampio. Se vogliamo che i potenti si accorgano della nostra lotta e sentano le nostre urla, accorgiamoci della lotta per la vita che gli animali non umani fanno disperatamente tutti i giorni e ascoltiamo le loro urla dagli allevamenti, dai macelli, dalle zone di caccia, e le urla silenziose che provengono dalle acque in cui i pesci sono uccisi a quintali, non a numero.
Se il movimento NO TAV vuole difendere l’ambiente, deve anche fare i conti con il fatto che la carne e i derivati dall’allevamento non sono sostenibili, inquinando in maniera smisurata, e contribuiscono alla deforestazione per fare spazio alla coltivazione di mangimi per allevamento.
Chi si impegna nella causa di difesa della terra continuando a riempire il frigorifero con cibi animali si rende protagonista di una sorta di conflitto di interessi etici e se non lo risolve, perde di credibilità.
Ho letto l’appello dei familiari di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò che, accusati di terrorismo per avere danneggiato un compressore in un cantiere, sono stati incarcerati e stanno pagando lo scotto di un Paese in crisi di credibilità. Sono stati trasformati in terroristi per danno d’immagine con pene pesantissime.
Simile sorte è toccata a certi attivisti dei diritti animali che hanno usato l’azione diretta per liberare animali da stabulari, allevamenti e macelli: i reati contestati sono stati invasione di proprietà privata, danneggiamento, deturpamento o imbrattamento di cose altrui, violenza privata, con le aggravanti di ogni specifico caso.
Sono solidale con ogni persona che dà un pezzo di sé stessa per salvaguardare la libertà di una comunità.
Spero di ritrovarci tutti insieme con Chiara, Mattia, Claudio e Niccolò a festeggiare la liberazione di quattro animali umani senza alcun sacrificio di animali non umani.
Con solidarietà.
Paola Re
Chiara, decisa, senza giri di parole. Una lettera che spiega la reale condizione di controsenso. Brava.