Nuova edizione del Manifesto Antispecista: un’intervista

Il Collettivo antispecista Tana Liberi Tutti mi ha inviato una serie di domande alle quali ho risposto con piacere e che vi propongo per la lettura.
Un grazie di cuore al Collettivo.

Adriano Fragano


Domanda 1. Novità. Innanzitutto ci racconti cosa c’è di nuovo nella nuova edizione del libro e perché hai sentito l’esigenza di aggiornarlo?

Risposta: La nuova edizione del libro è la quindicesima, dunque l’ultima di una lunga serie di edizioni cominciata nel 2007, anno in cui avviai il progetto del Manifesto Antispecista. Ho sentito l’esigenza di pubblicarla perché mi sono reso conto di quanto sia opportuno chiarire ogni singolo concetto proposto, nel tentativo di non lasciare nulla o quasi di inespresso o di sottinteso, dando adito a possibili fraintendimenti. Il progetto del Manifesto Antispecista è sempre stato caratterizzato da un continuo lavoro di limatura del testo alla ricerca della miglior sintesi possibile. Oltre a ciò il libro necessitava di un aggiornamento anche in relazione ad alcuni recenti sviluppi teorici in campo antispecista. Dunque sebbene molte sue parti a prima vista possano sembrare poco cambiate, c’è stata in realtà una riorganizzazione e sistemazione dei contenuti, quindi un cambiamento nella forma improntato ad una maggiore chiarezza espositiva, oltre a diverse modifiche nella sostanza. Continua a leggere

L’antispecismo pericolo per lo sviluppismo

Start magazine, un magazine online che è “dedicato all’innovazione ed alla crescita”, pubblica un articolo a firma di Giuseppe Gagliano sull’antispecismo dal titolo “Chi sono e cosa sostengono gli antispecisti“. Nella prima parte l’autore prende in considerazione il testo di “Proposte per un Manifesto antispecista” per fornire una definizione di antispecismo e di specismo. Le considerazioni (abbastanza confuse a dire il vero) spaziano poi su concetti espressi da Melanie Joy e Leonardo Caffo. A prescindere dall’attinenza o meno dell’articolo all’argomento e dalla scelta delle citazioni, è interessante considerare come una realtà sviluppista consideri l’antispecismo.
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Critica alla crescita e civilizzazione: incontriamo Cacciari e Manicardi

Fonte Veganzetta


Si segnalano due incontri dedicati alla riflessione critica sulla crescita e sulla civilizzazione, per un’analisi anche in chiave antispecista:

Venerdì 20 febbraio ore 18,30 presso Libreria LOVAT in via Newton, 32 a Villorba (TV): VIE DI FUGA. CRISI, BENI COMUNI, LAVORO E DEMOCRAZIA NELLA PROSPETTIVA DELLA DECRESCITA. L’autore, Paolo Cacciari, ne discute con Adriano Fragano (Veganzetta), Dante Bedini e Mario Cenedese (Associazione Eco-Filosofica)

Venerdì 13 marzo ore 18,30 presso Libreria LOVAT in via Newton, 32 a Villorba (TV): presentazione dei libri L’ULTIMA ERA e LIBERI DALLA CIVILTA’. L’autore, Enrico Manicardi, ne discute con Adriano Fragano (Veganzetta), Guido Dalla Casa (Ecologia Profonda), Mario Cenedese (Associazione Eco-Filosofica) Continua a leggere

Conferenza | Critica della tecnocultura e della civilizzazione: per un nuovo paradigma antisviluppista

CRITICA DELLA TECNOCULTURA E DELLA CIVILIZZAZIONE: PER UN NUOVO PARADIGMA ANTISVILUPPISTA


Conferenza a entrata libera
Venerdì 13 dicembre, ore 18,30, scuola “Martini”, via Dorigo – Treviso. 7° incontro del Corso di Ecologia
Relatore: Mario Cenedese (Associazione Ecofilosofica)


La civilizzazione è quel processo, iniziato nel Neolitico diecimila anni fa, che ha prodotto l’addomesticamento di piante e animali, cioè l’agricoltura e l’allevamento, l’urbanizzazione, il patriarcato e la differenza di genere, il linguaggio simbolico e la scrittura, la guerra dettata dalla logica di espansione della cultura urbana, la modernità, la “virtualità reale”, il produttivismo, lo sviluppismo ad oltranza, il progresso. La tecnocultura o tecnoscienza è la pianificazione operata dalla ratio calcolante, dalla ragione strumentale, forme “ militari” del dominio della civilizzazione, corrisponde, quindi, all’apparato tecnico-scientifico. In breve, si tratta del paradigma del dominio della civiltà e della cultura sulla natura, che Hobbes e altri filosofi moderni vedono come un’eterna fonte di pericoli terrificanti da sottomettere, vincere e controllare, per cui si giustifica la gerarchia tra umani e non umani,la creazione non di rapporti di reciprocità, ma di pratiche di sottomissione e di competizione. Così il Vivente viene ridotto a fattore produttivo. Continua a leggere