Cinque principi

Nel lontano 2007 pubblicai su Veganzetta un articolo dal titolo “Cinque principi” a mio avviso utili per il raggiungimento di una possibile giustizia interspecifica. Tale testo rappresentò il punto di partenza di una reinterpretazione dei cinque principi di P. W. Taylor in chiave antispecista, successivamente inserita nel libro “Manifesto Antispecista. Teoria, strategia, etica e utopia per una nuova società libera“.
Ripropongo di seguito il testo originario.


Cinque principi

Il paradigma suggerito dall’antispecismo è la costruzione di una nuova società  umana non più verticale come l’attuale, ma orizzontale, dove empatia, giustizia, solidarietà, rispetto, assumono il loro significato più pieno ed inoltre allargato anche a coloro che attualmente non fanno parte della sfera dei “diritti umani”. Pensare ad un futuro dove ogni singolo atto può avere ricadute importanti se non nefaste per altri esseri senzienti o in generale viventi, potrebbe rimanere un puro esercizio di stile, se non si adottassero una serie di criteri pratici e comportamentali utili per allargare la sfera morale anche agli Animali.
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Le ideologie del dominio e della sottomissione

Si propone di seguito un testo non antispecista, ma davvero interessante e di rara sintesi delle questioni dell’ideologia del dominio dell’uomo sulla natura e dell’ideologia della sottomissione alla prima antitetica.
Il testo offre amplissimi spunti di riflessione che meriterebbero grande attenzione.
Si sottolinea un passo di notevole importanza: “Al posto della tradizionale contrapposizione tra una ideologia del dominio e un’ideologia della sottomissione, abbiamo bisogno che si faccia strada una filosofia del rispetto per la natura. Quest’ultima filosofia consiste nell’assunzione di limitazioni volontarie delle nostre capacità di manipolazione e di alterazione

Buona lettura


Tratto da Uomo e natura di Paolo Rossi
NUOVA CIVILTA’ DELLE MACCHINE 1987 N. 3-4 – Luglio-Dicembre (19-20)
http://www.nuovaciviltadellemacchine.it/riviste/NCDM1987-03/#88

Premessa
Termini come uomo e natura, con i quali diamo corpo ad alcune fondamentali idee che orientano la nostra vita, non sono denotativi di oggetti facilmente determinabili o rigorosamente definibili. Quei termini si caricano quasi sempre di significati emotivi. Le visioni generali entro le quali quei termini inevitabilmente si collocano sono attraversate da un pathos metafisico, da tonalità religiose, da motivazioni psicologiche inconscie. Proprio questa indeterminatezza nei significati, questa sorta di alone che le accompagna consente agli storici e agli studiosi della società di collegare la storia delle idee con la storia, assai più ambigua e sfuggente, delle mentalità e dei modi di sentire. Continua a leggere