Intervista a un’imputata nel processo Green Hill a Radio Blackout

Il 10 giugno 2014 Luana Martucci imputata nel processo Green Hill per la liberazione avvenuta nel 2012, è stata intervistata da Radio Blackout.
L’intervista può essere ascoltata per intero visitando il link di seguito.
Buon ascolto.


https://radioblackout.org/podcast/intervista-ad-unimputata-del-processo-greenhill-puntata-del-10-6-14/

Processo contro Green Hill: comunicato Coordinamento Fermare Green Hill / Vitadacani

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Veganzetta pubblica il comunicato del Coordinamento Fermare Green Hill con una nota:


Una breve considerazione sulla questione del processo.
Sicuramente il Coordinamento Fermare Green Hill e Vitadacani hanno svolto nel tempo un lavoro encomiabile, e sono tra i maggiori protagonisti del successo ottenuto: il merito di quanto accaduto va loro riconosciuto. E’ legittimo che ci siano associazioni che si costituiscano parte civile al processo, nel tentativo di ottenere un risarcimento economico che danneggi ulteriormente gli aguzzini di Green Hill. Allo stesso modo è legittimo che chi ha lottato per la liberazione dei Cani imprigionati, segua lo processo in questione e vigili sul suo andamento. Il problema di fondo rimane però sempre lo stesso: il fatto che ci si affidi a un processo celebrato da istituzioni speciste, secondo leggi speciste (quindi legittimandole, e legittimando l’idea che sottendono), che normano e permettono lo sfruttamento degli Animali, e che puniscono comportamenti errati o colpevoli nelle modalità di sfruttamento di esseri senzienti che in ogni caso sarebbero finiti sotto i ferri dei vivisettori. Il processo contro Green Hill è indubbiamente importante, ma è e rimane un processo contro specifici maltrattamenti, e non certo contro la vivisezione in quanto tale. Per abbattere e sconfiggere definitivamente la tortura sugli Animali non servono processi, ma capovolgimenti culturali e consapevolezze individuali e collettive. La vera giustizia per le vittime non umane della vivisezione non è da ricercarsi nei tribunali.

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Lo scorso lunedì 23 giugno si è tenuta la prima udienza del processo contro Green Hill srl.

Sono imputati Bernard Gotti, consulente della Marshall Bioresources e responsabile delle procedure interne dell’allevamento di Montichiari, Ghislane Rondot, che gestiva di fatto Green Hill insieme a Gotti, Roberto Bravi, direttore dell’allevamento, e Renzo Graziosi, il veterinario.
Sono tutti imputati di maltrattamento, per il calore insopportabile mantenuto nei capannoni, per il frastuono, provocato dai continui latrati, in cui i cani sono stati costretti a vivere, per aver privato i cani della luce naturale del sole, per aver fatto vivere gli animali in ambienti privi di stimoli, e a volte in mezzo alle loro feci e al loro sangue; per aver costretto le fattrici a continui parti, fino a consumarne la vita, fino a ridurle allo stremo, per aver separato i cuccioli dalle loro mamme troppo presto, sbattendoli in gabbie senza alcun gioco, in mezzo a segatura che ne ha troppo spesso provocato la morte per soffocamento, spesso privati di acqua e cibo.

Per aver utilizzato il tatuaggio invece del microchip, con il solo motivo di abbattere i costi, senza tener conto della grave sofferenza inflitta.
Per aver causato la morte di 104 cani.

Quelli di cui la magistratura ha trovato traccia.
Quelli per i quali si è indagato.
Oltre a tutti gli altri, migliaia, morti là dentro o nei laboratori.

Vitadacani Onlus, che di queste atrocità è venuta a conoscenza già dal 2007, e già da allora ha denunciato, chiesto di intervenire, bussando ad ogni porta, dai funzionari locali ai politici seduti sugli scranni del Pirellone o della Regione Lombardia, su fino al Ministero, ha presentato istanza di costituzione di parte civile.

Il Coordinamento Fermare Green Hill è al suo fianco, come sempre stato negli anni della campagna per la chiusura di Green Hill.
Come è stato quando si è trattato di ritirare e sistemare nelle nuove case i più di cinquecento cani usciti da quell’incubo nel luglio del 2012 ed a noi affidati.
Per un vizio procedurale il dibattimento è stato sospeso.

Il processo inizierà il 29 ottobre.
Noi saremo lì.
A guardare negli occhi i responsabili di tanto orrore.
Coloro che tante volte abbiamo incontrato.
Che ogni volta, tronfi nella loro incrollabile sicurezza, hanno affermato che mai saremmo riusciti a chiudere Green Hill.
Che mai avremmo vinto.

Saremo lì per tutti i cani deportati e torturati.
Per i cani dimenticati nel furgone a morire soffocati.
Per quelli uccisi perché difettosi.
Per quelli che non ce l’hanno fatta.
Per la liberazione animale.

Coordinamento Fermare Green Hill / Vitadacani Onlus

La campagna contro Green Hill: frammenti di una storia di liberazione animale

Il 28 aprile 2012 a Montichiari (BS) avviene una delle più importanti liberazioni della storia dell’animalismo in Italia.

Cronistoria della campagna di protesta contro Green Hill liberamente estratta dall’articolo “GREEN HILL 28 MESI VISSUTI DI CORSA…” pubblicato su “La Voce dei SENZA VOCE” n° 88 autunno 2012 (qui la versione in formato pdf), rivista periodica della Lega AntiVivisezionista (LEAL)

 

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Processo Green Hill: considerazioni sulla seconda udienza

Fonte Veganzetta


18 aprile 2014

Il 25 marzo 2014 si è tenuta la seconda udienza del processo per la liberazione dei Cani di Green Hill. L’udienza era dedicata alla deposizione delle testimonianze dei testi dell’accusa, quindi: Polizia Locale, Digos, Carabinieri, direzione del lager, responsabile veterinario della struttura. Io ero presente in aula unitamente al mio avvocato. Presente ovviamente anche la difesa di Green Hill.

Il PM ha rinunciato a numerosi testi precedentemente chiamati a deporre, e si è concentrato soprattutto sulle testimonianze del Capitano dei Carabinieri Fabrizio Massimi, del dirigente della Digos di Brescia, Vice Questore Aggiunto Giovanni De Stavola, di alcuni agenti della Polizia Locale di Montichiari, che unitamente ad alcuni Carabinieri (anch’essi ascoltati in aula) hanno proceduto agli arresti delle persone imputate nel processo.
Al termine della mattinata sono stati ascoltati anche il responsabile veterinario e il direttore di Green Hill di Montichiari.

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Tra dolore e dolore: due possibili versioni del caso Caterina Simonsen

Da Veganzetta


Recentemente si è appresa notizia di ciò che potrebbe essere definito un vero e proprio caso, diventato mediatico. Caterina Simonsen, giovane studentessa all’Università di Bologna, è una ragazza di venticinque anni affetta da alcune malattie rare. Per questioni di privacy e rispetto nei confronti della giovane, non entrerò nei dettagli della sua situazione, resa nota da orde di messaggi e post apparsi sul noto social network, Facebook. In ogni caso, è assai difficile che le informazioni in altrui possesso siano effettivamente complete, pertanto eviterò di affrontare la situazione nella fattispecie. Continua a leggere

Il fine non giustifica i mezzi: una risposta a Caterina Simonsen

Vivere nonostante i problemi di salute che l’affliggono non deve essere facile per Caterina, e a lei, contrariamente da quello che è accaduto sul web, va la nostra solidarietà di antispecisti. Avere 25 anni e non poter godere appieno della vita, e dipendere da macchinari e farmaci è una tragedia personale, alla quale però Caterina Simonsen ha voluto rispondere avallando una tragedia collettiva.
La tragedia collettiva di cui parliamo è la vivisezione o sperimentazione animale, come preferiscono definirla coloro che la difendono, comunque la si voglia chiamare, facciamo riferimento a una vergogna per l’umanità tutta, una pratica a cui soggiace un concetto allucinante: il fine giustifica i mezzi; qualunque scelta o azione è lecita pur di ottenere un risultato utile o positivo per chi la compie.
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