Vegano, antispecista, antifascista e morto

Il problema delle infiltrazioni fasciste all’interno di realtà antispeciste e animaliste che è tipico dell’attivismo italiano, comincia ad affacciarsi in molti altri Paesi.
Prova ne è l’uccisione di un diciottenne in Francia (vegano, antispecista e antifascista) ad opera di un gruppo di fascisti, un delitto di cui si parla nel comunicato ad opera del Coordinamento Fermare Green Hill e ripreso da Veganzetta che è possibile leggere di seguito.
La questione già evidenziata da anni da Manifesto antispecista e Veganzetta pare ora assumere proporzioni sempre maggiori e preoccupanti. Le cause sono molteplici e note, ma è palese che non vi sia una volontà unanime di affrontare tale tematica e trovare una soluzione condivisa.
Un ulteriore problema è l’uso delle tematiche antispeciste da parte di realtà interessate solo a utilizzarle per secondi fini, o come motivo di agitazione sociale, svuotando la lotta antispecista di liberazione animale di ogni significato, e cercando solo le occasioni propizie per fare proselitismo e causare scontri tra fazioni opposte.


Nei giorni scorsi Clément Meric, attivista vegano e antispecista di 18 anni, è stato ucciso da tre nazifascisti che lo hanno assalito per massacrarlo di botte.

In ospedale è stata constata la morte cerebrale.

L’ennesima vita spezzata dallo squadrismo di destra che, sempre indaffaratissimo a ripulirsi la faccia e a mostrarsi accettabile presso l’opinione pubblica, non rinuncia alla violenza, agli agguati, alle coltellate, agli omicidi.
Episodi come questo ne accadono e ne sono sempre accaduti, in tutta Europa, in tutta Italia.

I media europei hanno dato molto risalto a questo fatto di cronaca, anche se in Italia è stato accennato appena.
Sentiamo la necessità di raccontare questa storia dal nostro punto di vista, perché, nonstante il fatto sia avvenuto a Parigi, secondo noi è emblematica di qualcosa che sta succedendo nel movimento di liberazione animale in questo momento, in Italia.

Clément aveva 18 anni ed era un attivista antispecista.
Con tutte le caratteristiche proprie di un attivista antispecista: vegano, contrario ad ogni forma di discriminazione e di sopruso, attivo nella difesa dei più deboli, a qualunque specie appartenessero.

Gli amici che ne danno una descrizione dicono qualcosa di emblematico: Clément si era avvicinato dapprima agli animali. Il suo attivismo partiva da lì.

Gli animali gli avevano fatto scoprire cosa volesse dire essere mercificati, coi loro occhi gli avevano raccontato cosa significa essere un semplice numero, nascere col destino già segnato dalla fine che altri hanno deciso per te.

Questo ha ampliato la sua consapevolezza sul mondo e ha fatto nascere in lui l’esigenza di attivarsi per un cambiamento radicale e profondo della società.
Questo ha fatto nascere in lui lo schifo e la repulsione per ogni forma di discriminazione.
Gli animali hanno portato nella sua vita l’amore verso tutti.

L’assassino si chiama Esteban (il cognome non è dato sapere) e ha 20 anni. Ha diversi contatti con gruppi e partiti neonazisti che ora, da tutta Europa, gli stanno dando solidarietà.

Nella sua pagina di supporto, accanto a messaggi che orgogliosamente si rifanno all’ideologia nazifascista (di stampo quindi razzista, omotransfobico e suprematista), veniamo informati del fatto che questo personaggio ha partecipato alla marcia nazionale contro le pellicce tenutasi a Parigi, ricevendo così la qualifica di “combattente per la causa animale”.

Questo atteggiamento è indicativo: persone e gruppi attivi nel movimento nazifascista stanno, ormai già da qualche anno, tentando di presenziare più eventi possibile che riguardino la lotta per gli animali, in modo da darsi un’immagine “pulita”, tentando di strumentalizzare l’accresciuta consapevolezza sulla questione animale nella nostra società.

In Germania, ad esempio, i neonazisti provano a strumentalizzare la difesa dei bambini maltrattati, in Italia e in Francia provano a strumentalizzare le lotte antispeciste.
Sanno che se pubblicamente sostengono una lotta giusta automaticamente hanno la possibilità di passare come “giusti” spostando l’attenzione dalle loro idee suprematiste e violente.

Sostengono, implicitamente, che chi professa idee suprematiste possa tranquillamente lottare per la liberazione degli animali.
Questo è profondamente contraddittorio, l’antispecismo si basa su un’idea molto semplice: siamo tutti animali; perciò la liberazione animale coincide con la liberazione umana.

Non è possibile struggersi all’idea di animali imprigionati e uccisi per diventare cibo e poi rallegrarsi all’idea di persone massacrate e uccise per la loro appartenenza ad un’altra etnia.
Non si può lottare per gli animali che giacciono prigionieri nei laboratori e poi sperare che al loro posto ci finiscano persone omosessuali, o chi fugge da paesi devastati dal neocolonialismo.
Non ha senso lottare per liberare gli animali e contemporaneamente lottare perché la nostra posizione di dominio sulle minoranze che compongono la nostra società si rafforzi e sfoci nella violenza verbale e fisica.
È contraddittorio sostenere il rafforzamento dei confini nazionali quando gli animali ci insegnano che suddetti confini non hanno alcun senso, se non quello di formalizzare e standardizzare la necessità di dominio e controllo tipicamente umana.

Chi segue le nostre iniziative da più tempo se ne sarà accorto e se ne ricorderà: diverse volte ci siamo trovati ad allontanare gruppi apertamente ricollegabili alle ideologie nazifasciste, che tentavano di strumentalizzare il nostro attivismo per rendersi presentabili. Diverse volte abbiamo avuto a che fare con persone ambigue che, con svastiche e fiamme tricolori tatuate addosso, cercavano di farsi passare per antispecisti.

Il problema più grosso è rappresentato da chi non li identifica come un problema, da chi si illude che loro stiano contribuendo alla causa animale, da chi non ne vuole prendere apertamente le distanze perché non ha ancora capito quali siano le mire di queste persone.

La storia di Clément ed Esteban si è intrecciata: uno ha imparato dagli animali l’odio per le catene, per i confini, per le gabbie, per i soprusi e per la violenza, per il suprematismo, l’altro ha provato a sfruttare gli animali per far accettare il suo messaggio basato sull’esaltazione di confini, gabbie, soprusi, violenza e suprematismo.

Clément è stato ucciso. Non lasciamo che la sua morte sia stata inutile: non sottraiamoci ad una presa di posizione chiara, forte, inequivocabile.

Per chi volesse approfondire la questione delle infiltrazioni nazifasciste e qualunquiste nel movimento di liberazione animale consigliamo l’opuscolo “Antispecisti di destra?” pubblicato da Veganzetta, liberamente scaricabile in PDF a questo link > 

Contro lo specismo – per la liberazione animale

www.fermaregreenhill.net

Indirizzo breve di questa pagina: https://www.manifestoantispecista.org/web/V9FjR

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